Paolo Vanoli
Paolo Vanoli

Vanoli prende la parola

«Prima di passare alle domande volevo ringraziare il presidente per le belle parole espresse nei miei confronti e per le opportunità che mi sta dando. Al direttore, è una cosa importante averlo qui. A Emiliano (Moretti, ndr) che mi ha portato via il posto a Firenze (ride, ndr). Il ringraziamento a queste persone per me era importante»

Quali sono gli obiettivi del Torino e come si alza l’asticella?

Il Toro è un club storico, per me è una responsabilità importante. Obiettivi? Sicuramente ringrazio anch’io Juric: ho trovato una squadra con una cultura del lavoro importante. Io voglio seguire la mia filosofia, la mia idea di gioco. Ci voglio lavorare tanto, ma questo non mi spaventa. Gli obiettivi devono partire un’idea di gioco. Dobbiamo farci degli obiettivi concreti, non guardare in là, gli acquisti che faremo saranno in funzione dell’idea di gioco».

L’abbiamo sentita dire che cercherete il bel gioco

«Noi dobbiamo cercare la pressione. Se vogliamo migliorare, la dobbiamo cercare. E’ una cosa positiva. Fa parte di un’attività vincente. E’ quello che voglio dai miei giocatori: cercare il dettaglio. E’ un processo fatto di step come ho detto prima: step dopo step»

Cos’è il calcio per lei

«Il calcio per me è una grossa passione. A volte mi vergogno quasi del mio atteggiamento in campo (ride, ndr). Però mi piace: voglio che i miei calciatori si appassioni, capisca perchè alcune cose funzionano così. Mi piaccione le sfide. Quando ho accettato la Russia mi sono trovato davanti a un capitolo brutto che sta avvenendo ancora oggi. Fidatevi, io e il mio staff ci siamo trovati in un momento difficile. Ma a me piace coinvolgere i giocatori. Devono capire perché vanno al campo, se li coinvolgi hai già vinto uno step. Ricordo sempre la frase di Sacchi: il calcio dev’essere un’orchestra. Mi ha aperto».

Cosa le ha trasmesso la visita a Superga

«Quando ho iniziato a fare questo lavoro tutti parlavano del Grande Torino. La prima cosa che ho chiesto alla società, al mio staff quando sono arrivato è stata di andare a vedere che cos’era Superga. Quando sono arrivato in questo posto…mi ha dato una carica incredibile. Mi dice cosa rappresento ora. Il presidente del direttore mi hanno fatto sentire importante. Su Superga…non dobbiamo mai dimenticare la storia»