Davide Vagnati
Davide Vagnati

Di recente è tornato al centro dell'attenzione il tema del grande numero di giocatori stranieri presenti nel nostro campionato, anche a seguito delle recenti sconfitte della nazionale italiana, che hanno ampliato il dibattito sui settori giovanili.

Il famoso portale tedesco di statistiche Transfermarkt ha pubblicato una classifica che riporta il numero e la percentuale di calciatori stranieri nelle rose delle venti squadre di Serie A.

Il confronto tra i club mette in luce significative differenze nelle strategie delle squadre. In cima alla classifica per il maggior numero di giocatori italiani troviamo il Monza, con ben 20 calciatori italiani, corrispondenti al 71% del totale. 

Il Monza è la squadra che di gran lunga ha più italiani, con un gap importante già con la seconda classificata, il Como, con 16 italiani che corrispondono al 47%. Al terzo posto, il Genoa con 15 giocatori equivalenti al 48%.

Ed il Toro..?

Il Cagliari invece ne ha 13, che corrispondono esattamente alla metà della rosa. Via via che si va avanti, ci sono sempre meno italiani, fino a giungere alle posizioni finali, con Parma e Lecce che ne hanno solo sei e per finire Udinese e…Torino.

I granata infatti si piazzano all'ultimo posto con tre soli italiani, di cui il secondo ed il terzo portiere più Samuele Ricci. La loro percentuale in rosa è dell'11%, leggermente più alta rispetto all'Udinese che con il 9% è ultimissimo.

Il motivo

Il perché di queste scelte, puntando sugli stranieri, potrebbe dircelo il direttore dell'area tecnica del Lecce Pantaleo Corvino, che in una passata intervista spiegò come non potesse permettersi calciatori italiani per via del costo troppo alto:

Il Lecce non può permettersi gli italiani per i costi eccessivi. Devo difendere il nostro lavoro, la società, il territorio. 

Corvino
Pantaleo Corvino

Il costo eccessivo del talento italiano rispetto a quello straniero può essere uno dei motivi. In effetti, squadre come il Monza ed il Como hanno avuto o hanno proprietà molto ricche alle spalle che non hanno timore di spendere. Per quanto riguarda le big invece, si tratta di competitività e di poca propensione a far crescere il talento locale, preferendo giocatori già pronti.

Inoltre, fino a poco tempo fa, il decreto crescita ha reso l'acquisizione di calciatori dall'estero molto più conveniente rispetto all'acquisto di calciatori già presenti in Italia.


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