Nel mondo degli sport di squadra, la strategia e la tattica rivestono un ruolo fondamentale, poichè rappresentano la chiave attraverso la quale atleti e allenatori possono orientare e indirizzare il gioco, riuscendo così a conseguire la vittoria o comunque a far valere i propri punti di forza, o anche ad oscurare le proprie debolezze. L'analisi di azioni, momenti e fasi di gioco rivela come, sotto diversi punti di vista, le discipline sportive come il calcio, il basket o la pallavolo siano per molti versi assimilabili a molti fra i più diffusi giochi da tavolo e di carte, nei quali il possesso di una valida strategia si rivela la chiave fondamentale per eseguire al meglio ogni singola giocata.

In entrambi i casi, si può dire che a vincere, spesso, non sia chi possiede le carte migliori, bensì coloro che si rivelano in grado di sfruttare al meglio il materiale a propria disposizione, traendone il massimo vantaggio: calciatori e staff nel primo caso, figure, jolly e pinelle nel secondo!

Calcio, tattica e strategia: un binomio indissolubile

Nel calcio moderno, il ruolo dell'allenatore ha assunto un'importanza sempre maggiore, poichè in questo sport di squadra la dimensione corale e collettiva ha preso, nel tempo, sempre più il sopravvento, mentre in passato era più frequente affidarsi al genio dei singoli atleti più capaci ed estrosi, e dunque in grado di condurre la propria squadra alla vittoria attraverso iniziative individuali.

In passato, infatti, si può dire (con un'inevitabile, generosa dose di semplificazione) che la principale funzione di un mister fosse quella di gestire il gruppo squadra, oltre che ovviamente quella di insegnare ai giocatori i necessari rudimenti tattici e di fornire direttive generali sulla strategia da seguire durante le partite. Da qui lo sviluppo dei vari sistemi di gioco: una tra le epoche più gloriose del calcio italiano, ad esempio, fu segnata dall'adozione del celebre catenaccio, caratterizzato da difesa e contropiede. Con tale sistema, piuttosto semplice da eseguire ma tremendamente efficace, l'abilità difensiva rivestiva una funzione decisamente preponderante: questo andava talvolta a discapito dello spettacolo e dell'intrattenimento del pubblico, ma non di rado portò a grandi successi, facendo sì che squadre meno quotate riuscissero a realizzare autentiche imprese contro corazzate di assoluto valore.

Tuttavia già dagli anni Settanta, con l'avvento del cosiddetto calcio totale, originatosi nei grandi laboratori dell'Ajax e dell'Olanda di Cruijff, il calcio ha iniziato a prendere una nuova direzione: da allora, infatti, a prevalere sono state sempre più le strategie collettive e l'elaborazione di schemi e moduli di gioco sempre più sofisticati. L'obiettivo del gioco rimaneva lo stesso, la vittoria: il modo di conseguirla stava però cominciando a cambiare, poichè si iniziò a ritenere più importante segnare un gol in più rispetto agli avversari che subirne uno in meno. Tale cambiamento di prospettive ha portato allo studio di nuove strategie finalizzate ad una sempre maggior cura dei movimenti di squadra e della piena integrazione fra tutti i giocatori sul terreno di gioco.

In virtù di ciò, il vecchio gioco 'a uomo' è stato progressivamente abbandonato, o comunque ha perso la sua assoluta centralità: si è smesso di pensare, ad esempio, che l'unica funzione dei difensori fosse quella di intercettare gli attaccanti avversari, contribuendo in minima parte allo sviluppo del gioco offensivo. Ad un calcio contraddistinto da numerosi confronti individuali tra i singoli atleti in campo, divisi per ruoli, si è dunque man mano sostituito un nuovo stile di gioco. Questa decisa e repentina evoluzione ha infine portato al trionfo del gioco a zona: la strategia, da allora, è diventata davvero decisiva, tanto che spesso, nel linguaggio giornalistico, le sfide più bloccate vengono definite partite a scacchi, dove al cedimento dell'equilibrio iniziale contribuiscono spesso più le mosse degli allenatori in panchina che le azioni dei calciatori in campo.

Non conta più soltanto avere in squadra giocatori migliori o i più tecnici, poichè diviene sempre più importante saper fornire loro le giuste indicazioni tattiche. Le squadre sono diventate così sempre più simili a macchine perfette, nelle quali la principale abilità degli atleti consiste nel sapersi muoversi all'unisono: si pensi all'adozione sistematica della trappola del fuorigioco, strategia che portò il Milan di Sacchi a vincere tutto negli anni Novanta, o alla fitta trama di passaggi tra i giocatori che ha determinato i recenti trionfi del Barcellona di Guardiola, pur agevolati dalla presenza di singoli interpreti realmente fenomenali, e in grado di decidere da soli l'esito di ogni partita o manifestazione cui prendessero parte.

Il calcio oggi: strategia e schemi al primo posto

Oggi, in conseguenza di quanto sinora detto, si sente parlare sempre più spesso di moduli e schemi di gioco; in questa sede, però, più che sugli aspetti prettamente tattici, preferiremo soffermarci su quelli che possiamo definire strategici. L'importanza dei numeri e delle tattiche elaborate a tavolino, in effetti, è senza dubbio assai inferiore rispetto a quella della strategia: con questo termine facciamo riferimento a tutte le modalità di esecuzione e di concreta messa in atto delle idee e dei propositi sviluppati in via teorica sulla lavagnetta dell'allenatore, in genere spiegate ai calciatori in spogliatoio. In campo, infatti, bisogna che ciascuno sappia sempre cosa fare per rivestire al meglio il proprio ruolo, riuscendo ad interpretarlo con abnegazione ed impegno, ma senza privarsi di quella fantasia e dell'estro necessari a fare di un atleta un calciatore di livello.

Calcio e carte: due mondi distanti?

In questo, il mondo dello sport e del calcio in particolare appare certamente assimilabile a quello di altri giochi, come quelli di carte, in cui la strategia è davvero tutto. Si pensi al blackjack, dove non sempre vince chi ha le carte migliori; la fortuna, che pure ha un innegabile ruolo all'interno del gioco, non è che uno dei molteplici fattori in campo. Ciò che più conta, infatti, è saper far fruttare le carte da gioco in proprio possesso, come sanno bene tutti coloro che hanno anche una minima familiarità con le blackjack regole.

Il giocatore, affrontando il dealer, deve saper rischiare, riflettere e ragionare, soppesando con attenzione tutte le variabili in campo; una strategia aggressiva (offensiva, si direbbe nel calcio) e volta ad ottenere sempre il miglior risultato possibile può risultare alle volte controproducente, mentre anche un atteggiamento troppo prudente (o difensivo, volendo proseguire nel parallelismo) non sempre paga, poichè può notevolmente agevolare il gioco dell'avversario, consentendogli di vincere, per così dire, col minimo sforzo. Sarà opportuno, insomma, saper tenere bene il campo, applicando di volta in volta la strategia più funzionale al successo: la strada per avvicinarsi ai fatidici ventun punti non è, in fondo, troppo diversa da quella da percorrere per gonfiare la rete.