La Cassazione dà torto all'azienda di Urbano Cairo: licenziamento illegittimo
La Corte di Cassazione ritiene illegittimo il licenziamento di Ivo Caizzi, storico corrispondente del Corriere della Sera
La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità del licenziamento di Ivo Caizzi, storico corrispondente da Bruxelles del Corriere della Sera, avvenuto durante il lockdown della primavera 2020. La decisione della Suprema Corte ha sancito la validità della precedente sentenza della Corte d’Appello di Milano, che aveva dichiarato nulla la rescissione del rapporto di lavoro da parte di RCS Mediagroup, guidata da Urbano Cairo, per violazione del Contratto nazionale dei giornalisti (Cnlg).
Secondo i giudici, come si apprende sul Fatto Quotidiano, RCS aveva già l’obbligo di reintegrare il giornalista e versargli gli stipendi arretrati, ma aveva fatto ricorso contro la sentenza, ora definitivamente rigettato. Il licenziamento, notificato tramite lettera senza preavviso o motivazione, era avvenuto mentre il governo aveva bloccato i licenziamenti senza giusta causa fino ad agosto 2020. RCS aveva giustificato la decisione come “pensionamento”, una motivazione smentita dai giudici che avevano accertato la violazione contrattuale.
Dopo il reintegro, Caizzi ha lasciato l’incarico raggiunta l’età pensionabile, ma la vittoria definitiva in Cassazione apre la strada a possibili richieste risarcitorie ulteriori.
Il caso si inserisce in un contesto di tensioni interne al Corriere della Sera. Circa un anno prima del licenziamento, Caizzi aveva criticato il direttore Luciano Fontana per una notizia pubblicata in prima pagina, firmata da Federico Fubini, su una presunta procedura d’infrazione dell’UE contro l’Italia, mai avviata. Inoltre, il giornalista aveva sollevato questioni nel dibattito sindacale interno, denunciando il calo delle vendite, l’eccessiva influenza di pubblicità e marketing e la richiesta di aiuti pubblici da parte di RCS nonostante i profitti e i bonus per i dirigenti.
La sentenza rappresenta una nuova pagina nella difesa dei diritti contrattuali dei giornalisti, con implicazioni significative per l’intero settore editoriale.