Giovanni Sartori
Giovanni Sartori

Perché Sartori non è venuto al Toro?

 

Lo so è facile dirlo ora con il Bologna che vola. Ma un contatto in passato tra Sartori e Urbano ci fu. Poi non se ne fece nulla. Sartori ringraziò e fece ritorno al Chievo. Dunque Sartori non è un mago. Non è nemmeno un nome di primo piano. Chievo, Atalanta, Bologna, nel suo curriculum, non il Real Madrid o il Psg. È semplicemente un buon artigiano. Fa con quello che può avere ma lo fa bene. Europa col Chievo, dimensione europea conquista con l’Atalanta, scelse Gasperini, quando Gasp aveva alle spalle un esonero a Milano, e campionati esaltanti a Genova ma anche licenziamenti e liti con Preziosi.

Bravo ma con un carattere impossibile, dicevano. Sartori ha trovato il modo di convivere. Ha lasciato a Motta solo il mestiere di tecnico, l’ha trasformato in uno dei più richiesti Mister oggi. Poi per carità il Bologna si sgonfierà, e il Presidente dei felsinei è tra i più ricchi del nord America. Ma ciò detto fino all’arrivo di Sartori galleggiava nella mediocrità. E allora perché Cairo non ha preso Sartori. Perché il direttore chiede libertà di movimento, di decisione, usando i fondi che la proprietà gli mette a disposizione.

Al Toro funziona diversamente.

Il Mister, di solito strapagato, viene investito anche della responsabilità di cercare, scegliere i giocatori. Fin qui niente di male, ma poi non c’è nessun confronto col direttore sportivo. Meglio perché se si confrontano poi quasi si menano. No qui decide Cairo. E basta. Il Presidente concede all’allenatore di turno di proporre dei nomi, non prima di aver fatto un giro di telefonate ai procuratori vari, per sapere se c’è la possibilità di risparmiare o fare guadagni futuri. Il confronto tecnico, tattico, caratteriale, sul giocatore non esiste. Il nostro direttore sportivo è libero di pescare giocatori, scarsi o sconosciuti, alla Giacomense, alla Spal.

Solo Petrachi si fece un po' largo, ma a forza di spingere dopo aver pescato a niente Bremer, si ruppe le balle. Mi spiego: Juric può anche indicare Kabic. Ma se poi a Kabic non viene assicurato che avrà un futuro al Toro, sportivo o economico, quanto renderà? Insomma il Presidente mette a disposizione un budget, gestisce la società, sorveglia l’operato dei collaboratori, l’allenatore chiarisce le sue esigenze tecnico, tattiche, il direttore sportivo trova i giocatori. Faccio ancora un esempio: schema uno, Spalletti, Giuntoli, De Laurentis, scudetto. Solo De Laurentis e allenatori senza voce, direttori portaborse. Mezzo disastro sportivo.

Ci sono delle regole, a volte funziona, poi la palla è rotonda. Poi contano i soldi, gli investimenti, i bacini d’utenza, i diritti televisivi. Ma intanto prendi Sartori, gli dai carta bianca, cerchi di raggiungere con i tuoi mezzi dei risultati accettabili. E magari eviti di prendere Radonjc che tutta Europa sapeva che era campione di freccette in ogni bar di Caracas. Insomma se il risultato sportivo è quello che ti interessa lo schema è quello. Se gli interessi sono altri... Non ci sono vie di mezzo. Poi possiamo passare la vita a parlare del Grande Torino, dei bei tempi che non tornano, della gente che non deve fischiare, del Mister di turno, dell’oppressione della Fiat che fu, verissimo ma ancora?

Possibile che il Toro non possa mai essere l’Atalanta, il Bologna? Attenzione poi c’è la sfiga, abbiamo perso due centrali in un colpo. Ma Sartori avrebbe preso Lovato? Vagnati aveva solo due euro vero. Juric senza soldi ha voluto lui, il direttore sportivo media, cerca. Insomma questo è il modo. Cairo ha anche un esempio in casa, la Primavera, un minimo di organizzazione e siamo là, non vinceremo ma siamo là. Ripeto se il tuo obiettivo è essenzialmente quello sportivo la strada è tracciata. Sono vent’anni che ci chiediamo se è così. Troppo. Ora battiamo il Lecce. Mi verranno mica a dire che ha una difesa imperforabile? 

Urbano Cairo