Nereo Rocco
Nereo Rocco

Lo chiamavano “El Paron

Il 20 febbraio 1979, all' ospedale di Trieste, muore Nereo Rocco, uno dei più grandi allenatori di sempre del calcio italiano.
Triestino di nascita, ma austriaco di origine, Nereo Rocco nasce a Trieste il 20 maggio 1912; il vero cognome è Roch, trasformato nel 1925 in Rocco, a seguito delle leggi razziali.
Figlio di un commerciante di carni, il calcio è la sua passione, che segue con la squadra della sua città ed esordendo in Serie A proprio a Torino, contro il Toro.
Terminata la carriera, diventa allenatore e nella stagione 47/48, la sua Triestina finisce seconda, alle spalle del Grande Torino.
Treviso è la tappa successiva, poi nuovamente Trieste e quindi l'approdo al Padova, dove rimane per otto stagioni, con un terzo posto in campionato quale fiore all' occhiello e risultati sempre positivi, i migliori della storia dei patavini.
A Padova, dove non ci sono grandi nomi o fuoriclasse, nasce la nomea di "catenacciaro", per il gioco attendista sviluppato.
La tappa successiva è la Milano rossonera, dove in due periodi diversi mette in bacheca due Scudetti, tre Coppe Italia, due Coppe dei Campioni, due Coppe delle Coppe ed una Coppa Intercontinentale.
Nel 1963 arriva la chiamata di Orfeo Pianelli, da poco presidente del Torino e, viste le divergenze con la direzione del Milan, Rocco accetta.
Il terzo posto nella stagione 64/65 è il risultato migliore della sua gestione, con il giovane Gigi Meroni sugli scudi.
Nel 67 c'è il ritorno al Milan, sino al 1967, quindi Fiorentina, Padova ed ancora Milan, sino al ritiro nel 1977.
Soprannominato, a Trieste, "el becher ", per via dell' attività di famiglia, Rocco era apparentemente un burbero, ma dal grande cuore e dalla grande umanità.
Di lui sono rimaste famose le battute e le serate trascorse in trattoria in compagnia degli amici, tra cui Gianni Brera, a sorseggiare bicchieri di buon rosso.
Nel 1912, in occasione del centenario della nascita, Trieste gli ha dedicato una splendida mostra, presso un magazzino del Porto Vecchio; mostra che ho avuto l' onore di visitare in compagnia di uno dei due figli del Paron, Tito, testimonianza preziosa di un grande personaggio, e grande persona, del calcio e dello sport italiano.

Maurizio Vigliani