Un Toro figlio ancora del passato
E perdiamo pure meritatamente. Impatto decisamente migliore alla partita de lo Spezia, corre di più e meglio la squadra di Motta, in un campo stretto e caldo. Il Toro con Belotti dall’inizio e soprattutto quasi sempre in ritardo sulla palla. Per sostituire Pobega, unico vero fondamentale di questa rosa, Juric sceglie Rincon, e la sua scelta mi convince poco. Vero è che l’alternative erano l’inesperienza di Kone e Baselli. Il Gallo in fuorigioco prende la traversa. E poi c’è un possibile fallo di mano di Bastoni, che lascia grandi dubbi, meno che a Orsato. Manca qualità al Toro, con Praet e Singo giù di tono, e il solo Aina a cercare qualche guizzo. Lukic e Rincon sono una diga troppo lenta e macchinosa, lo sappiamo dallo scorso anno. E Belotti, almeno il Gallo attuale, ha bisogno di più spazi. Dietro Bremer ha sofferto più del dovuto Nzola, cliente non facile. Male l’approccio dei due tempi, male l’intensità dopo il loro gol. Per uscire con un risultato da Spezia bisogna lottare e arrivare prima sulla palla. Oggi il Toro non ha fatto niente di tutto questo. E preso il gol di Jacopo Sala a poco sono serviti gli inserimenti di Pjaca e Baselli. Mentre Sanabria qualcosa in area ha dato ma troppo poco. Come del resto Belotti, poco servito. Juric aveva detto “affrontiamola come una finale”, aveva intuito il pericolo. Non l’hanno ascoltato, si faccia sentire. Certo poi Praet non giocava una partita intera da gennaio, Pjaca torna da un lungo infortunio, come il Gallo. L’assenza di Mandragora a metà campo si sente come quella di Brekalo. Juric non vuole giocare con le due punte ma se dietro sono giù di corda allora dove si va? Oggi si è capito più che mai che la zavorra di due anni fallimentari quest’estate andava eliminata, colpa di Cairo non averlo fatto. La sosta viene al momento giusto per avvicinare il recupero di qualcuno, ora grazie a Juric abbiamo uno staff medico degno della serie A, ma per ricostruire il Toro la strada è decisamente lunga. Ps: idolatrare i propri giocatori a scopo economico, farli credere dei fenomeni ambiti da tutta Europa, da giornali rispettosi della proprietà, non facilita il lavoro dell'allenatore.