Vent’anni fa lo avevamo accolto come un salvatore: dopo il buio del fallimento era arrivato un presidente che ci prometteva una nuova primavera, con vista addirittura sulla Champions nel giro di pochi anni.
Urbano Cairo
Dopo un inizio illusorio, presto si è materializzata una gestione del Torino caratterizzata da un’arida contabilità più che dalla passione e dai valori granata. Non si è mai percepita una vera volontà di creare un Toro all’altezza della sua storia e dell’importanza della piazza: al posto di progetti di reale crescita, di mercati lungimiranti e di doverosi investimenti per le strutture sportive, ci sono state propinate di anno in anno squadre di medio o basso livello troppo spesso in lotta per non retrocedere, lasciate a mollo in un mare di chiacchiere al vento.
Tra continue promesse non mantenute è anche emerso un sempre minor rispetto per i tifosi: progressivamente sgretolate, affossate e azzerate le nostre speranze. Siamo stati traditi e da anni continuiamo a contestare, pur sostenendo generosamente la squadra per amore della maglia e di un ideale. Dopo aver subito una miriade di umiliazioni, facciamo nostro lo spirito di uno striscione (“CAIRO, BASTA!”) esposto in piazza San Carlo a Torino