In questa analisi proveremo a dare una spiegazione ai recenti fallimenti delle nazionali di calcio maggiore e under 21, partendo proprio da quest’ultima, che dovrebbe rappresentare il futuro del calcio italiano ma che, purtroppo per noi, sembra essere un futuro affatto radioso. 

Gli azzurrini affidati all’ormai ex Paolo Nicolato, chiamato a dirigere l’under 21 nel luglio 2019 dopo l’incarico con l’U20, non sono riusciti a trovare la qualificazione nel recente europeo in un gruppo D composto da Francia, Svizzera e Norvegia. Proprio la disfatta contro la squadra norvegese ha decretato l’eliminazione anzitempo dal torneo a favore di Francia e Svizzera. 

Inevitabile, dunque, l’addio del CT Nicolato, che ha saggiamente scelto di propria iniziativa di dare le dimissioni dopo il fallimento che porterà la Nazionale a saltare anche le Olimpiadi. Il tecnico ha comunicato la sua scelta anche sui social, sottolineando il suo impegno e i (pochi) traguardi raggiunti: “...Ho cercato in ogni momento di esserne all'altezza, spero di esserci riuscito. E poi quel meraviglioso titolo di vicecampioni d'Europa U.19, l'incredibile semifinale al Mondiale U.20 in Polonia e il quarto di finale in U.21 due anni dopo...”. Insomma, nulla di fatto per una squadra che poteva, e forse doveva, rendere molto di più. 

I giocatori per fare di più c’erano, da Tonali a Miretti, da Parisi a Pellegri passando per Gnonto, Scalvini, Cambiaso, Carnesecchi e altri. Tutti giocatori abituati a calcare palchi importanti e giocare partite impegnative. E allora cos’è mancato? In questi casi l’unico a doversi prendere la colpa è l’allenatore. Si è parlato molto del modulo di gioco, della tattica e di altri aspetti inerenti al campo...del 3-5-2 che ha mostrato qualche lacuna. In parte è vero, ma pensiamo che sia sbagliato parlare di tecnicismi con un allenatore che sicuramente ne sa più di noi sull’argomento. E allora l’unica critica che si può fare è quella della mancanza di carisma. Dell’incapacità di Nicolato si saper valorizzare al meglio i talenti a disposizione. Una colpa che, più di quella tattica, non si può perdonare a un selezionatore che deve crescere le stelle del futuro.  

La stessa critica potrebbe essere mossa nei confronti di Roberto Mancini. La Nazionale maggiore è riuscita a conquistare il terzo posto in Nations League eppure, l'Italia di Mancini era tra le favorite per il titolo secondo i bookmakers stranieri. Il 2-1 ad opera della Spagna in semifinale va visto con l’occhio critico di una squadra che ha mantenuto solo il 37% del possesso palla e realizzato 3 tiri in porta su 8 contro i 7 su 19 degli avversari. Se poi ci mettiamo che l’unico gol è arrivato su calcio di rigore, allora l’analisi dei numeri diventa davvero impietosa.  

Anche in questo caso emergono mille scusanti: dai calciatori stanchi e demotivati a una stagione troppo lunga e spossante. Forse nessuno conoscerà mai la verità, ma è probabile che l'era Mancini stia arrivando alla sua conclusione. Il tecnico di Ancona, CT dal 2018, ha avuto il merito di portare l’Italia sul tetto d’Europa nel 2020 (pur con prestazioni non proprio esaltanti) ma, come Marcello Lippi nel mondiale 2006, avrebbe dovuto annunciare l’addio alla panchina Azzurra subito dopo per lasciare il posto a un nuovo allenatore e un nuovo ciclo. 

Invece Mancini è ancora al suo posto, nonostante la mancata partecipazione al Mondiale 2022 e le qualificazioni al prossimo campionato europeo iniziate con una vittoria (2-0 contro Malta) e una sconfitta (1-2 contro l’Inghilterra). Di certo non ci aspettiamo che la Nazionale italiana vinca tutte le competizioni alle quale partecipa, ma almeno che riesca a partecipare alle più importanti.  

Chiudiamo con una riflessione a parziale difesa dell’attuale tecnico: forse, e lo dicono in molti, il problema sta proprio alla base. In quei campi di periferia dove corrono bambini di grande talento e grande voglia ma allenati da tecnici improvvisati e per nulla preparati; nelle società professionistiche che credono più nei procuratori e nei giocatori provenienti da chissà dove invece di credere nel proprio vivaio e valorizzare i propri giocatori; negli uffici della Federazione italiana, che forse dovrebbe fare un esame di coscienza ed ammettere le proprie colpe, azzerando tutto e ripartendo da zero, dalla formazione, dalle idee e dai giovani del nostro territorio.