Il calciomercato invernale entra nel vivo (si fa per dire), con tante chiacchiere e pochi fatti.

I soldini si sa sono merce rara, soprattutto per club per lo più indebitati ed impegnati, come primo obiettivo, a ridurre il monte ingaggi.

Ma quale tipologia viene utilizzata nel passaggio di giocatori da una squadra all’altra?

Sulle 25 operazioni della serie A finora portate a termine, quasi il 50% è costituito da prestiti. La parte rimanente è suddivisa tra operazione definitive (8) e di fine prestito (5). In sostanza se sommiamo i fine prestiti con i prestiti si arriva a 17 operazioni su 25, quasi il 70%. Un dato sorprendente, ma sino ad un certo punto.

Tutto questo in inquadra nella nuova riforma FIFA tendente a limitare questa tipologia usata nel calciomercato.

In particolare nel periodo tra 1/7/2022 e 30/06/2023 i passaggi in entrata ed uscita per ogni squadra di serie A sarà limitato a 8 giocatori. Tale limite si ridurrà a 7 nella stagione successiva e a 6 dal 1/7/2024.

Tali tetti non interesseranno i giovani under 21.

Gli obiettivi dichiarati dalle FIFA sono tre: sviluppare i giovani calciatori, raggiungere un equilibrio competitivo tra team e prevenire l’eccessivo accaparamento di giocatori. Ci riuscirà?

Di certo l’utilizzo del prestito, in particolare collegato al diritto di riscatto, meno all’obbligo, che configura, ovviamente, una vendita definitiva, è particolarmente utilizzata in un’epoca di vacche magrissime, ma non solo.

A fronte infatti di un acquisto definitivo vi è un costo del cartellino, ammortizzato,in realtà, negli anni, che può essere vanificato a seguito di scadenza di contratto non rinnovato. Il giocatore si trasferisce a costo zero, libero di scegliere un club che soddisfa le sua aspirazioni di carriera e/o di arricchirlo con ingaggi sempre più pesanti.

A questo punto chi saranno i club vincenti? A spanne le società che fanno scouting e si assicurano le prestazioni di giovani under 21, pagati poco, ai quali sottoporre contratti a lungo termine con ingaggi bassi. In Italia ci sono club come Atalanta, Sassuolo, Udinese, Spezia, ma anche qualche big storica come Milan, Inter e Juventus.

Certo è che comunque questa riforma rischia di partire monca se non la si accompagna ad una chiara regolamentazione delle costosissime intermediazioni dei procuratori e nel riconoscimento di indennizzi per le società che valorizzano giovani che poi rischiano di perdere.

La sostenibilità del sistema calcio potrà infatti raggiungersi se diminuiranno i costi del personale e se si incrementeranno le entrate, oggi preponderanti per circa ¾ ai diritti televisivi.