Mindset Granata
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Ieri, giovedì 9 maggio, si è aperto il Salone Internazionale del Libro a Torino. Un evento molto importante che ogni anno attira l’attenzione di numerosi appassionati di libri e letteratura oltre agli addetti ai lavori e molti ospiti di rilievo. Nella prima giornata di SalTO24 era presente anche Sabrina Gonzatto, giornalista, scrittrice e tifosissima del Toro grazie a suo padre che le ha trasmesso la passione per i colori granata. Sabrina ci ha rilasciato un’intervista nella quale sono stati affrontati diversi temi tra cui il suo amore per il Toro, il futuro di Alessandro Buongiorno, di  Juric e tanto altro.

Signora Gonzatto, come ha vissuto il 4 maggio?

“È stata una giornata memorabile. Invitata dal Presidente del Circolo Soci Torino 1906, ho avuto questo grande onore di andare al cimitero, al  Monumentale, e  assistere alla cerimonia molto toccante con don Robella. Dopo il pranzo all’Unione industriale e poi, in quella giornata fantastica per Torino in cui partiva anche il giro d’Italia, noi scortati sul pullman, sempre organizzato da questo circolo soci, siamo arrivati a Superga, alla basilica. Lì ho assistito alla Messa seduta accanto al nostro sindaco Stefano Lo Russo. È stato tutto molto toccante, molto emozionante. Tanti bambini, tante persone meravigliose, tanti tifosi. Infine, abbiamo cercato di raggiungere la lapide ma la folla era talmente sterminata che non siamo riusciti a giungere fino a là. Ma in questo silenzio toccante abbiamo ascoltato i nomi degli Invincibili pronunciati dal nostro Buongiorno. E quindi è stata una giornata memorabile per me".

Ha citato Alessandro Buongiorno. Cosa rappresenta per lei e pensa che rimarrà al Toro?

“Per me Alessandro rappresenta un cuore Toro, cresciuto in questa squadra che per noi tifosi è la squadra del cuore, della memoria, della storia. La scorsa estate ha preso una decisione importante,  quella di rimanere e portare avanti i colori della squadra granata. A me piacerebbe che rimanesse, come credo a tutti i tifosi, però non lo so. Forse sarebbe stato decisivo un suo intervento, che è stato già importante durante il derby. Però magari un gol avrebbe costituito quella scintilla in grado di convincerlo a rimanere nel  Toro. Lui ha un grande futuro davanti e chiaramente glielo auguro. Certo che se rimanesse, che regalo!"

Ormai la partenza di Juric è praticamente certa. Si sta già parlando del possibile sostituto. Circolano diversi nomi: Vanoli, Italiano, Palladino e tanti altri. Lei chi vorrebbe sulla panchina del Toro?

“A me piacerebbe che rimanesse Juric. Questa è la cosa principale. Secondo me ha fatto un ottimo lavoro e ha portato comunque il Toro  avanti. Certo la fortuna non è stata dalla sua parte. Però io l’ho visto. Ho visto il suo viso durante la Messa, ce l’avevo proprio nella mia direzione.  Persona assolutamente sensibile, toccata anche da quel momento importante. Sul futuro allenatore io lascio a chi è più esperto di me la decisione. Certo è che vorrei un allenatore indubbiamente capace per quanto riguarda la parte tecnica, nella quale io per carità non entro nel merito. Però mi piacerebbe che riuscisse ad essere un trascinatore verso quei valori che il popolo granata rivendica e che, a mio avviso, chi viene a giocare nel Toro deve vestire e deve sentire".

Secondo lei il Toro ha la mentalità vincente oppure no?

“Credo che negli ultimi tempi si sia cercato di non arretrare, di rimanere e soprattutto di difendere la propria posizione. La mentalità vincente... Cosa significa al giorno d’oggi? Forse qualche acquisto avrebbe in qualche modo arricchito la rosa dei giocatori. Io non credo che un calciatore scenda in campo per non vincere. Io sono convinta invece che abbia il desiderio di vincere e di raggiungere l’obiettivo. Non so, io non sono molto di questa idea del fatto che il Toro non abbia una visione vincente. No, non mi piace dirlo. Credo piuttosto che un investimento maggiore potrebbe aiutare il Toro, questo sì. Qualche nome, ma non tanti. Un paio basterebbe".

Il Toro è molto probabilmente la squadra per la quale si sono scritti più libri. Al di là della sua storia, cosa spinge uno scrittore a scrivere un libro sul Toro?

“Perché la realtà ha superato la fantasia. Lo dimostra il fatto che sia la squadra al mondo, credo, che abbia più testi, più libri. Ricordo nel 2006 proprio qui al Salone del libro con Giulio Graglia organizzammo ’100 libri per cento anni’ e pensi, già allora c’erano almeno 100 libri. È una storia fantastica perché se torniamo indietro nel tempo e pensiamo a che cos'erano quei ragazzi, che noi non abbiamo visto e che non sappiamo. Raccontiamo perché c’è stato raccontato e c'è ancora tanto da scrivere. Ad esempio l’ultimo libro scritto da Fabrizio Turco e cito il libro di un amico, di un giornalista molto capace. È andato insieme a Savasta a cercare degli argomenti non ancora, diciamo, esplorati. Se ne trovano tantissimi. Fatti, storie, aneddoti non ancora raccontati. Ed è questo il romanticismo granata, al quale io sono particolarmente legata, perché  attraverso il Toro io ho iniziato a scrivere e mai mi sarei sognata nella vita di diventare una scrittrice. Lo devo al Toro e chiamare lo devo a mio padre che mi ha trasmesso questa grande fede, questa grande passione”. 

Cosa potrebbe spingerla a scrivere un nuovo libro sul Toro? L’arrivo di un giocatore importante? La vittoria di un trofeo? Il raggiungimento dell’Europa o cosa?

“Avevo promesso ad un suo collega, un amico, che se il Toro avesse vinto il derby, l’ultimo, avrei tirato fuori quei file che sono nascosti nel mio pc per andare avanti con un nuovo testo, magari un testo teatrale che in molti si aspettano. Ma io ho pensato che nella mia testa è come se il Toro l’avesse vinto quel derby e allora sì. Sì, ci sarà senz’altro a breve un altro testo con la mia firma".

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