Schachner: "A Torino atmosfera fantastica. Sogno scudetto del 1984? Vi spiego..."
La sua intervista a La Gazzetta Dello Sport

Walter Schaschner, attaccante ex Torino, Cesena e Pisa, è conosciuto da tutti come “Il bomber con i baffi”. Con la maglia granata, l'attaccante austriaco ha segnato 33 gol in 115 presenze, laureandosi capocannoniere della Coppa Italia del 1983-84. In un'intervista a La Gazzetta dello Sport ha parlato della sua vita dopo il calcio giocato e della sua esperienza a Torino. Queste le sue parole:
Schachner, oggi di cosa si occupa?
Niente più calcio.Ho allenato a Linz fino al 2012: io so solo lavorare sul campo ed è per questo che ho smesso con ogni forma di lavoro legato al calcio. Magari molti altri cercano di restare in quel mondo inventandosi qualcosa di altro anche se non lo sanno fare bene, io no. Ora faccio il nonno, vado in vacanza a Lignano perché lì abbiamo una casa, ognitanto vado a vedere delle partite a Graz, sono stato a Udine perché lo stadio è vicino e qualche volta gioco ancora, con i “veterani” austriaci, a 68 anni. Da bomber, ovvio. E segno ancora.
Per i più giovani: lei era un attaccante spietato e veloce
Oggi gli attaccanti non fanno più l’uno contro uno, forse solo Mbappé e Vinicius junior. Io nel duello mi esaltavo e puntavo la porta.Achi potrei assomigliare nei giorni nostri? No, no, ce ne sono tanti di bravi, niente paragoni. Però li vorrei vedere un po’ più coraggiosi gli attaccanti centrali di oggi: adesso aspettano la palla, fan salire la squadra, palleggiano. No, io cercavo la porta, scattavo, lottavo e andavo dritto al gol.
Il calcio dei suoi anni era il più bello?
Senza dubbio. In Italia venivano tutti i migliori. Tutti. Era il calcio più difficile del mondo, come la Premier League di oggi. Maradona, Zico, io ero rapito da Platini come quando da piccolo adoravo Johan Crujiff. Poi, Boniek, Passarella che era fortissimo: cercava di prendermi ma ero troppo veloce. Era un bel calcio, un grande calcio, un calcio felice.
Ci racconti un aneddoto con questi campioni.
Una volta giocai in squadra con Maradona: io, lui e le All Stars, in una gara ad Avellino. Feci gol io, poi pareggiarono e il 2-1 lo fece Diego. Fu eccezionale la giornata, sul campo e non, con lui. Un’altra volta col Torino andammo a Udine. La sera dopo la gara ci demmo appuntamento in tanti a cena: cinque compagni del Toro e poi dall’ altra i brasiliani, da Zico a Socrates che venne da Firenze. Anni felici, appunto.

Spieghi perché “felici”.
Perché era il mondo a essere felice. Non avevamo il telefonino, non avevamo internet, finite le gare o gli allenamenti potevamo trovarci al bar o in un posto in cuitutti sapevano dove eravamo, in centro, al ristorante.Esi chiacchierava, si stava insieme. Ora bisogna telefonarsi. Sa che una volta, nei ritiri pre-gara, i giocatori stavano in camerdoppia? Ora no, camera singola, mi hanno detto. Ecco: due giocatori che non escono dalla stanza si devono telefonare anche lì. Vita incredibile. E poi il calcio: tutti giocano allo stesso modo, palla al portiere e costruzione dal basso.E se non hai i giocatori coi piedi buoni lo fai lo stesso perché è moda: mah...
Lei quando ha allenato a chi si ispirava?
Ad Arrigo Sacchi, ho imparato molto da lui e dal suo 4-4-2, il modulo più equilibrato che ci sia: perché da una parte difendi ma quando vuoi attaccare lo fai con almeno 5 giocatori.
I suoi gol più belli o importanti?
In Italia segnai 48 gol in 7 anni. Ne ricordo due alla Juventus, giocavamo a Cesena, purtroppo finì 2-2: c’erano Gentile, Scirea, Zoff, Cabrini, dissero che avevo fatto fallo proprio su Gentile tirandogli ilbraccio.Andaronoa lamentarsi conl’arbitro,fecero casino. Ma era gol, un gran gol in volata. La verità è che non mi hanno preso….
A Cesena i tifosi hanno cambiato il nome del gruppo. E su Lugaresi
Tifosi fantastici: da Brigate bianconere sono diventate “Weiss-schwarz brigaden” in mio onore. Edmeo Lugaresi? Che persona fantastica. Deve sapere che una volta le famiglie non avevano due macchine: così,dovendoioandare a Milano per la nazionale, mia moglie non sapeva come fare perché aveva bisogno proprio di una vettura. Lugaresi mi chiamò e ci fece trovare la sua macchina davanti a casa. “Signora, prenda la mia”. Luitornò a casa in bicicletta. Era un calcio romantico e fatto di gentiluomini.
Anche a Torino hanno un ricordo fantastico di lei.
E io di loro.Ci sono tornato non molto tempo fa: mi hanno inserito nella “Hall of Fame” del Torino, poi mi ha invitato un gruppo di tifosi granata a Novara. Feci tanti gol a Torino, giocammo in Europa, arrivammo quintiuna volta e secondidietro al Verona. Se sognammo davvero lo scudetto? Certo: se mi ricordo bene l’Hellas vinse in casa nostra 2-1, noi facemmo uguale a casa loro, solo che pareggiammo una gara facile, credo contro il Como, e da lì il sogno un po’ svanì. Atmosfera super a Torino, ogni volta che torno è una festa.
Pisa e Avellino?
A Pisa rimasi poco perché il club scese e non poté comprareuno straniero, visto che io ero stato scambiato con Kieft. Ma feci un po’ di partite: 5 gol. Così, poi, andai ad Avellino: altra parentesi bellissima.In Italia io e mia moglie siamo stati bene, adoriamo tutto ed è bello vedere che a ogni ritorno c’è un grande affetto.
Scusi Schachner: ci fosse stata la Var ai suoi tempi...?
Con la velocità che avevo, beh, magari in alcuni gol sarei stato pescato in fuorigioco… Non mi prendevano mai….
Ma intanto l’hanno “fermata” in quel mosaico.
Una cosa da sogno. Sono santo e non lo sapevo ancora...