Piero Chiambretti
Piero Chiambretti

Il comico e conduttore televisivo Piero Chiambretti, nato ad Aosta nel 1956, è un tifoso del Torino di lunga data.

In occasione del match Torino-Lazio, giocato domenica 29 settembre e finito con il risultato di due a tre per i biancocelesti, è stato intervistato in esclusiva da LazioPress.it. Ecco le sue parole.

Sulla passione granata

La mia passione per il Torino è nata per caso, grazie a mio nonno Giovanni, Giuvannin in piemontese, che mi parlava sempre del grande Torino. Ricordo poi che da bambino vivevo un'Inter stravincente e quando giocavo a pallone mi chiamavano Luisito Suarez, per la mia fisicità e per il modo di elegante che avevo di giocare. 

Poi ci fu l'incidente di Gigi Meroni, detto la farfalla, a 500 metri da casa mia e scattò qualcosa, mi innamorai del Torino. Il giorno dopo la scomparsa di Meroni andai in ospedale per vegliare la salma ma sbagliai stanza e vegliai un'altra persona. 

La domenica immediatamente successiva ci fu il derby e il Torino vinse sulle Juve 4-0, segnò Carelli che aveva la stessa maglia di Meroni. Era il lontano 1967 e questo fu il mio inizio segnato dal destino.

Il Toro di Vanoli

Nel Torino di Vanoli l'uomo più importante, il top player è proprio Vanoli. Lui sta valorizzando dei giocatori non eccelsi facendoli rendere più di quello che valgono. 

Vanoli
Paolo Vanoli

Sta costruendo una idea di squadra collettiva con intelligenza, esattamente come dice il mio amico Arrigo Sacchi, che non contano i singoli ma il gioco di squadra. Solo uno poteva vincere le partite da solo: Maradona! Maradona però era Maradona. Unico. 

Vanoli è un allenatore molto preparato conosce molto bene la tattica e la tecnica. E' stato il secondo di Antonio Conte e ha lavorato in nazionale a contatto con Arrigo Sacchi.

L'intervista prosegue alla pagina successiva.


💬 Commenti