Il Toro gioca e vince, oggi più forte della solita ladrata arbitrale.
Migliore in campo per il Bologna il portiere Skorupsky, autore di interventi prodigiosi. Tutto dire. Veniamo però subito al motivo del titolo. Ma qualcuno mi deve spiegare perché l’arbitro concede un rigore su leggera ancata di Milinkovic a Sansone, con il bolognese già in volo, senza andare a vedere nemmeno la dinamica al Var, e poi non concede un rigore molto più evidente per fallo su Pjaca. Anche qui nessun dubbio, ovviamente a sfavore del Toro. Dionisi pessimo, ma non è una novità in casa granata. Per il resto solo Toro. In lungo e in largo. E stavolta non mi dite che ci complichiamo sempre la vita, perché a riportare sotto i felsinei è stato l’arbitro. Benissimo Lukic e Pobega, testa e aratro, di grande qualità. Pobega ha fatto migliorare Lukic, ma Lukic sta prendendo in mano la squadra. Ora continuità. Praet ancora a sprazzi ma è stato classe cristallina. Pjaca più nell’ombra ma se si accende per gli altri sono guai. Sanabria oggi mi ha smentito dimostrandosi bomber vero e funzionale al gioco della squadra. Per lui anche una traversa. Voglio fare un applauso pubblico a Buongiorno, criticato nelle ultime apparizioni. Oggi entra nel secondo tempo a freddo, al posto di Bremer, e si trova un cliente difficile, scomodo e scafato come Arnautovic. Non gli ha fatto vedere palla, bravo. Speriamo che per Bremer non ci siano analisi preoccupanti. E bravo come sempre Juric che vince la sfida balcana con Miha. Il Toro ha ormai un’identità definita. In casa poi un gioco devastante. Se ha ancora pochi punti è colpa dei troppi infortuni, troppi infortuni con un calendario che non dà soste, giovedì c’è la Coppa Italia a Marassi con la Samp, e una società che non programma nulla. Dal campo di allenamento, allo staff medico, al mercato. Juric è stato chiaro ancora una volta. Cairo per ora abbozza, sorride, elogia pubblicamente il Mister. Uno perché non può fare diversamente, due perché ha capito che il tecnico croato sta rivalutando economicamente tutta la rosa. E a Urbano più dell’orgoglio frega tanto del suo portafoglio.