Tommaso Pobega, centrocampista del Torino, si è raccontato in una lunga intervista ai canali ufficiali del club granata.

FAMIGLIA – «Mi è sempre stata molto vicina. Ho un ottimo rapporto, quando posso vado a trovarli, oppure loro vengono da me. Sono sempre stati presenti, venivano anche da Trieste e Milano per vedermi. Mio papà lavora in un’azienda elettrica e mi ha trasmesso passione per il calcio, mentre mia madre è impiegata e mi ha spinto a studiare, era necessario se volevo continuare a giocare: dovevo andare bene e la stessa cosa valeva per mio fratello. Si possono conciliare calcio e studio. I miei sono sempre stati presenti ma mai assillanti. Ho sempre preso io l’ultima decisione. Con la mia famiglia ho fatto una festa per i 18 anni miei, è stato un momento bellissimo, in cui tutti eravamo felici».

COMPETITIVO – «Me lo dicono spesso ma in campo io seguo per lo più l’agonismo. L’obiettivo è vincere. Fuori cerco sempre di essere educato. Competitivo in campo, non meno nella vita però… La mia ragazza si lamenta che quando perdo a carte poi non le parlo più».

CRESCITA – «Quando ero piccolo ero gracilino, sono maturato tardi. A 14 anni ero 1,62, mentre a 16 1,85. Ho avuto problemi di schiena ma ho sempre lavorato molto per compensare».

GOL – «Nel mio ruolo è importante prendere decisioni giuste, fare la scelta giusta. Serve lavorare tanto, conoscersi coi compagni e leggere il momento. Sono convinto che i gol che faccio sono frutto di inserimento, non sono frutto del caso, ma di pensiero positivo. Se lo fai spesso prima o poi la palla arriva. Il gol è la cosa più importate, poi le scelte e poi la struttura fisica».

TORINO – «Mi trovo bene, con il gruppo e con la città. Ha tutto e non è invadente. Abito nel quadrilatero romano e mi piace girare il centro. Un po’ di movida ci sta, ma mai in modo eccessivo. Rocco e Ferrini sono di Trieste? So di loro ma devo approfondire meglio».

(calcionews24.com)