Il Toro si regala almeno il Milan di Coppa.

Non un gran avversario il Cittadella, che aveva eliminato il Lecce, ma che adesso naviga in difficoltà in serie B. Nonostante ciò anche stasera abbiamo concesso troppo, bravo ancora Milinkovic Savic quando chiamato all’opera. Bello il gol di Randonjic che spara da fuori, trovando un varco. Bravo dopo ancora Randonjic a stoppare una palla per Vojvoda, che la butta in mezzo e il gol è di Pellegri, su svarione avversario. Il Toro lascia l’iniziativa all’avversario e io non capisco perché, vista la penuria di pubblico in questa Coppa fino ai quarti, non si giochi almeno alle 20. Si lascia fuori forse qualche lavoratore ma si favorisce magari qualche giovane. Bello poi nel secondo tempo anche lo scambio Vojvoda Schuurs, con l’olandese che trova il gol meritatamente e cresce in fiducia. Difensore moderno che segue l’azione e stavolta conclude pure. Del resto è stato forse l’unico investimento di Cairo quest’estate. Si rivede Zima, che soffre ma è chiaro che si deve togliere ruggine.  In gol anche lui, utilizzando un pezzetto di Vlasic. I veneti sono stati un avversario corto e aggressivo ma senza la dovuta qualità. Il Toro si vede che esce da qualche schiaffone di troppo. Lo si vede anche nella costruzione del gioco che non è più fluida come qualche settimana fa. Le cicatrici rimangono. Juric deve ritrovare entusiasmo. Mi pare evidente che quando Pellegri ha fatto l’attaccante siamo riusciti ad avere qualche possibilità di gioco o almeno di scarico in più. Lo diciamo solo da agosto. Ora il Milan a gennaio, speriamo che qualcuno ci ascolti. I rossoneri avranno la Supercoppa la settimana dopo, potremmo provarci. Ho scritto dopo il derby che l’atteggiamento della squadra in campo è dovuto ai comportamenti della presidenza, o almeno in parte. Le dichiarazioni di Cairo a Sky, il giorno dopo la partita, sono lì a dimostrarlo. Circostanza. Le solite frasi fatte che terminano sempre con ripartiamo, ripartiamo come se nulla fosse. 17 anni che ripartiamo. Il mercato? Non se ne parla adesso, ovvio. Uno che gli chieda: ma come si fa a costruite una squadra senza punte? Uno non c’è.