Marco Giampaolo
Marco Giampaolo

In una lunga intervista concessa al La Stampa, l'ex tecnico granata Marco Giampaolo, oggi sulla panchina del Lecce, ha parlato di vari temi, tra cui il suo ritorno in Serie A, la sua esperienza al Toro e la possibilità di approdare alla Juventus. Ecco alcune delle sue dichiarazioni.

Il bentornato in Serie A

Grazie, grazie. Sono stato due anni a casa e all'inizio non ho studiato, guardavo pure pochissimo le partite poi mi sono rimesso a lavorare in un calcio cambiato per capire, per guardare, per studiare. E mi sono mosso. 

Fare l'allenatore, oggi ma anche ieri, vuol dire essere impegnati mentalmente. Ho fatto una sorta di tirocinio. Ho un amico che allena in Interregionale e abbiamo condiviso tante cose e parecchi video. Io ho trasferito a lui, lui a me. Mi sono allenato in smartworking, diciamo così. 

Poi è arrivata la chiamata del Lecce che ringrazierò sempre. Per loro è stata una scommessa, mi hanno ripescato. Quindi grazie davvero.

La possibilità di andare alla Juventus

Mah, della Juve era tipo il 2007, un'occasione pazzesca come lo è stata il Milan. A Milano sono stato pochissimo, troppo poco. È finita presto, troppo presto. Ritenevo di essermelo meritato dopo tre anni buoni alla Samp e uno all'Empoli. Facciamo che non si sono allineati quegli astri.

Cosa andò storto?

Mi chiamarono i dirigenti Secco, Castagnini e il responsabile Blanc. Mi ricordo che andai a Torino, a cena proprio a casa di Blanc poi ripartii per tornare a casa, di notte, a Giulianova. 

Durante il viaggio mi richiamarono per dirmi che al novantanove per cento sarei stato l'allenatore dei bianconeri e che serviva soltanto che ratificasse il consiglio di amministrazione o una roba del genere. Andavo a tremila, ma con la testa non in senso di velocità. Capirai, avevo quarant'anni. 

Chi ci pensava alla Juventus? In cent'anni quanti si siedono su quella panchina. Purtroppo, dopo un paio di giorni, mi dissero che c'erano cose più grandi, che non decidevano solamente loro e presero Ferrara.